Per la prima edizione di Piovre, la rubrica mensile di Tentacoli, incontriamo persone che non hanno seguito una carriera lineare. Storie di deviazioni, cambi di rotta, inciampi che si sono trasformati in punti di forza.
L’idea dietro il nome, è questa: tutti partiamo come piccoli polpi, incerti e un po’ goffi, con tentacoli che si muovono in direzioni diverse. Alcuni però imparano a usarli tutti, a intrecciarli, a trasformarli in competenze. E da polpi diventano piovre: figure mature, consapevoli, capaci di muoversi con potenza e intelligenza in più mondi.
La prima storia che raccontiamo è quella di Chiara. Laureata in Lettere, ha iniziato convinta che il suo destino fosse fatto di libri e testi. Oggi invece lavora come UX Designer in una grande multinazionale. Un salto che, a prima vista, sembra un tradimento del percorso iniziale, ma che in realtà dimostra come le carriere non lineari possano diventare superpoteri.
Tentacoli: Chiara, partiamo dall’inizio. Perché hai scelto Lettere?
Chiara: È una domanda che mi sono fatta tante volte. La risposta vera è che avevo diciotto anni e nessuna idea concreta di cosa fosse “una carriera”. Mi piaceva leggere, scrivere, smontare testi e capire le sfumature delle parole. Ero brava a scuola, i professori mi dicevano che avevo la testa per le materie umanistiche. E poi, diciamolo, a quell’età nessuno ti prepara davvero a ragionare in termini di spendibilità sul mercato. Ho scelto Lettere perché era quello che mi appassionava in quel momento.
Tentacoli: E quando hai iniziato a renderti conto che forse non sarebbe stato così semplice?
Chiara: Al primo stage in una casa editrice. Mi hanno messo a correggere bozze per 600 euro al mese, full time. Tutti intorno a me erano super entusiasti di “essere entrati nel settore”, io invece ero spaventata. Mi chiedevo: “Davvero questo è il massimo a cui posso ambire?” Ho capito che se non avessi mosso io qualcosa, sarei rimasta bloccata in un percorso dove la passione da sola non bastava. Non fraintendermi, però intendo che se da una parte mi piaceva quello che facevo, dall’altra avevo quel sentimento di ansietta di sottofondo perché avevo paura che dopo anni di studio il mio lavoro dovesse essere tutto lì, per il resto della mia vita.
Tentacoli: Come ti capisco. E c’è stato un momento preciso in cui hai pensato “ho sbagliato tutto”?
Chiara: Sì. Quando ho iniziato a guardare i miei amici di altre facoltà. Quelli di ingegneria avevano già contratti a tempo indeterminato, stipendi dignitosi, possibilità di crescita. Io facevo fatica a spiegare cosa stessi “diventando”. Non c’era una definizione chiara: non sei avvocato, non sei medico, non sei ingegnere. Sei “una che ha studiato Lettere”. Punto. In quel momento mi sono sentita persa. Però è stato anche il momento in cui ho deciso che non potevo accettare che il mio futuro fosse già scritto così.
Tentacoli: Eccoli, il vuoto e la paura. Ed è da lì che ti sei rimboccata le maniche? Come è nata l’idea del design?
Chiara: Sì, esatto. Beh sul design…sì, è nata per caso. Avevo un’amica che faceva grafica e mi ha fatto vedere un suo progetto. Mi sono incuriosita: era un mondo dove le parole incontravano le immagini, dove c’era creatività ma anche metodo. Ho iniziato con un corso base di grafica online, giusto per capire se mi piaceva. Poi sono incappata nella parola “UX design”. Ho iniziato a leggere, guardare video, farmi domande. Più approfondivo, più mi sembrava la traduzione moderna di tutto quello che avevo già fatto: analizzare testi, capire strutture, interpretare significati, mettersi dalla parte dell’utente, di chi “legge” o in quel caso di chi “usa” una certa applicazione. E infatti qui i “testi” erano interfacce e comportamenti umani.
Tentacoli: Quindi non è stato proprio un salto nel vuoto…
Chiara: Esatto. Da fuori sembra un cambio radicale, ma dentro di me era un continuum. Studiando Lettere impari a leggere tra le righe, a riconoscere logiche, a interpretare contesti. Nella UX fai la stessa cosa: osservi le persone, analizzi i flussi, cerchi di rendere un testo, un bottone, un percorso più comprensibile. La differenza è che nella UX tutto questo ha un impatto immediato e riconosciuto sul business.
Tentacoli: E qual è stato il più grande ostacolo per te, in questo percorso?
Chiara: Uhm, beh forse il sentirmi legittimata. All’inizio mi presentavo ai colloqui e pensavo: “Sono un’infiltrata. Ho studiato Lettere, che ci faccio qui?” La sindrome dell’impostore di cui si sente tanto parlare oggi, lì è stata fortissima. In più, nel design c’è un linguaggio tecnico che non conoscevo. Dovevo imparare a usare strumenti nuovi (Figma, Sketch, software di prototipazione) e mi sentivo sempre un passo indietro. La svolta è arrivata quando un recruiter mi ha detto: “Quello che cerchiamo non è solo un tecnico, ma qualcuno che sappia ragionare sulle persone”. Lì ho capito che il mio “difetto” – venire da Lettere – era in realtà il mio punto di forza.
Tentacoli: Ti è mai capitato qualcuno che ti dicesse “hai sbagliato a studiare Lettere”?
Chiara: Diciamo che qui ci sono due tipi di persone: alcuni, magari quelli che fanno fatica a capire cosa faccio oggi, o che sono invidiosi del fatto che sia riuscita a virare su qualcosa di completamente diverso, sostengono che la laurea in Lettere sia stata la mia passione numero uno e che il mio nuovo percorso sia stato in realtà un ripiego (e che dovrei tornare a fare l’insegnante, a detta dei più stronzi (ride)). Poi invece ci sono quelli che pensano l’esatto opposto. E sono principalmente i colleghi, e chi sa come lavoro. Vedono che oggi sono brava a fare quello che faccio, e quindi vedono la mia laurea come un errore di percorso e credono che ora sia finalmente approdata nel posto giusto. Sai, riguardo quegli invidiosi di cui parlavo sopra, capisco che a volte l’idea che se non hai fatto un percorso “utile” poi non puoi più cambiare, è durissima da scardinare. All’inizio mi feriva, ma poi ho iniziato a fregarmene. Il mio percorso è la prova che si può ed ho quindi imparato a raccontare la mia storia come un asset, non come un inciampo. Oggi credo che il mio percorso in toto sia non solo quello che mi rende unica, ma che dica anche molto di me: ovvero che se voglio, posso cambiare, ricominciare da zero e spaccare. Inoltre, quando dico: “Ho studiato Lettere, poi ho fatto UX e oggi unisco le due cose”, di solito aspetto la risposta dell’altro, e capisco subito se è una persona intelligente o l’ennesimo idiota che mi giudicherà. È quasi un super-potere (ride)!
Tentacoli: Fantastico, Chiara. E a 29 anni, cosa ti porti dietro della tua prima scelta?
Chiara: Indubbiamente la capacità critica. La resistenza alla frustrazione. E la consapevolezza che la vita non è lineare. Che il fallimento è parte del processo e va accolto, capito e digerito. Aver fatto Lettere mi ha insegnato che puoi scegliere per passione e poi reinventarti. Non è un tradimento, è un’evoluzione.
Tentacoli: E che consiglio daresti a chi oggi sente di aver “sbagliato” facoltà o percorso?
Chiara: Prima di tutto di smettere di pensare in termini di “errore”, o di “tempo”. Spesso sento persone che dicono “ho 30 anni, per cambiare lavoro dovevo pensarci prima”. E invece no"! Io sono la prova che si può fare, basta banalmente trovare qualcosa che non ti fa del tutto schifo fare (ride) e che ci sia una qualche richiesta sul mercato. E fare pace col fatto che non esistono carriere pure, dritte, senza deviazioni. Esistono persone che hanno il coraggio di piegare quello che hanno imparato per costruirsi strade nuove. E un’altra cosa: non aspettare il momento perfetto. Non arriva mai. Se senti che sei in un vicolo cieco, muoviti. Fai un corso, manda un CV, cambia ambiente. È il movimento che genera opportunità, non la pianificazione ossessiva.
Tentacoli: Grazie davvero Chiara, ci rivediamo molto nella tua storia e siamo sicuri che sarà di ispirazione per tanti altri che come è successo a noi, stanno affrontando la questione di una carriera non lineare, o che magari hanno bisogno di un po’ di coraggio per cambiare professione. In bocca al lupo per tutto!